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Dal mese di novembre Women Social Inclusion è impegnata in attività di sensibilizzazione e di formazione presso tre scuole secondarie inferiori di Collegno, comune della prima cintura di Torino.
Nell’ambito del patto formativo “Scuola e Città”, fino ad ora, sono stati attivati incontri e percorsi formativi con oltre 200 ragazze e ragazzi tra i 12 e i 14 anni. Abbiamo scoperto insieme il significato di sesso e genere, due concetti a volte confusi, e ci siamo immersi nella cultura stereotipata con la quale tutte/i, grandi e piccole/i, siamo in relazione.
Parlare di stereotipi del femminile e del maschile all’inizio degli interventi spiazza un po’ la classe. Si percepisce dagli sguardi, dal silenzio, che è tutto tranne che vuoto. É più una pausa dallo scorrere invisibile di pensieri e stimoli, dall’ordinario susseguirsi di risposte a input esterni. Di solito è proprio in questo frangente che si crea una connessione speciale con le/i ragazze/i. Ogni classe è differente dalle altre e non ci sono copioni da seguire perché ogni incontro segue il flusso delle domande, delle riflessioni e dei contributi che emergono nel gruppo.
Nonostante le specificità del gruppo classe, ci sono però alcuni aspetti che ritrovo di volta in volta e che caratterizzano l’evolversi dell’intervento: la timidezza iniziale che frena la voglia di esprimersi, la progressiva scioltezza, che molto presto si trasforma in un brainstorming collettivo inarrestabile, il confronto tra pari e l’ascolto reciproco, questa volta più ordinato e più lento, che precede la conclusione dell’incontro.
Queste giovani vite sono la prova empirica che gli stereotipi di genere entrano a far parte del modo di pensare, e quindi di leggere la realtà, molto presto. Senza ancora essere consapevoli di riprodurre visioni stereotipate, nei primi 15 minuti di solito emergono nel gruppo frasi e pensieri che rispecchiano esattamente ciò che nel corso dell’incontro cercheremo di scardinare. Sono le espressioni che la società riproduce quotidianamente sui giornali, nei programmi tv, in ufficio, al bar, sul pullman. Sono le parole dette da rappresentanti della politica, dal vicino di casa, dai genitori, da figure rappresentanti club sportivi.
Così emerge, per esempio, che “le femmine sono meno brave negli sport”, “i maschi sono più bravi a calcio”, “le femmine sono più deboli” e “i maschi sono più rumorosi”.
L’aspetto degno di nota è che questi contributi saltano fuori quando iniziamo a interrogarci sulle differenze sessuali, quelle fra maschi e femmine, anticipando così il dibattito successivo sulle differenze di genere. In altre parole quello che quest* ragazz* deducono dal mondo delle/gli adulte/i è che le caratteristiche biologiche di una persona possano predire caratteristiche attinenti alla personalità, alle preferenze, ai gusti, alle competenze e alle abilità. Ma cosa ancora più significativa è che quest* giovani sono alle prese con una fase molto delicata della loro vita, l’adolescenza:
un concentrato di emozioni, sensibilità, paure, timori ed euforia caratterizza questa fase così importante della crescita personale.
L’apprendimento e l’interiorizzazione dei ruoli di genere stereotipati rappresentano non solo un forte limite alle potenzialità individuali di ciascun*, ma anche il terreno sul quale si sviluppano visioni distorte nel campo delle relazioni affettive. Le aspettative sociali rispetto all’essere una ragazza o un ragazzo, che hanno ormai perfettamente fatte loro, incidono sul modo in cui si percepiscono come persone, sulle possibilità che si concedono nel disegnare il loro presente e futuro, e infine incominciano a rappresentare la base di un script in cui le relazioni affettive vengono vissute o immaginate.
Se gli stereotipi di genere sono la premessa e il presupposto per la violenza agita contro le donne e le ragazze, le scuole sono luogo di prevenzione per eccellenza affinché le adulte e gli adulti di domani possano costruire percorsi di vita brillanti, liberi dalle visioni tossiche che ancora ci portiamo dietro da millenni.
Per info su attività educative e formative: womensocialinclusion@gmail.com
**EN
WHY IS THE SCHOOL A CRUCIAL PLACE TO WORK ON GENDER-BASED STEREOTYPES?
Since November 2018, Women Social Inclusion is delivering activities in some of the secondary schools nearby the city of Turin (Italy) working on promoting awareness and knowledge on gender stereotypes and violence against women.
We ran several workshops with more than 200 girls and boys, aged between 12-14 years old. We introduced the difference of two concepts, very often mixed up, such as gender and sex and we explored the cultural stereotypes we all, both children and adults, are daily related with.
Impressively enough as soon as we start speaking about the fact that the feminine and masculine concepts are socially defined and constructed, the classroom gets flooded and wrapped into a meaningful silence. Then the students, taking a break from the ordinary flow of their thoughts, usually start to deeply meditate on the reality they live in. It’s precisely this the key moment when a special connection is set up with the students. Each classroom is extraordinarily different and no script needs to be followed; leading workshops in different classrooms is rather a matter of listening questions, thoughts and contributions coming up from the specific group in order to truly involve them in a successful non-formal learning process.
Despite the peculiarities, there are some aspects in common during these meetings: at the beginning students are first quite shy and are very reluctant to speak up, but then, little-by-little, they feel more and more comfortable with the topic and the whole situation. Here is the moment when a vibrant and relentless brainstorming starts and a peer-to-peer debate, this time calmer than before, slowly guide the workshop to the end.
These young minds are the real proof that gender stereotypes come into our way of both thinking and looking at very early in life. Without even being aware of the unintentional reproduction of stereotyped gender-based roles, in the first 15 minutes of the activity girls and boys give their best in sharing sayings, thoughts and beliefs which exactly represent what during the workshop will be debunked. It is something that permeates our culture, a constant production of misogynous information within the society that we can daily find on newspapers, in TV programs, at work, on the bus, not mentioning what is verbally expressed by politicians, neighbors, parents or those who cover a key-role in sport clubs.
As a result of it, in students’ minds, for instance “females are worse in sports than males”, “boys are better in soccer than girls”, “girls are weak” and “boys are noisy”.
It is worthy to notice that all of these stereotypes come to light when introducing the sexual differences which are actually mistaken for gender differences, wrong by the way. Because of the educational and cultural inputs given by adults, biological characters are therefore used by those youngsters as a starting point to predict countless aspects belonging to the identity, personality, skills, competences, preferences, sexual orientation and so on. We also need to take into account the role of a gender-based stereotyped education in the personal development of boys and girls over one of the most delicate period of their growth, the adolescence:
a concentration of emotions, sensitivity, fears, worries and feelings.
When gender roles are learnt and internalized since early age girls and boys not only will hardly be able to freely develop their inner potential but they also will build up misrepresented affective relationships. Society’s expectations related to women and men are passed down generation by generation affecting the way young people see themselves, the opportunities they will strive for in life and, last but not least, gender roles expectations may influence the way affective relationships are shaped by.
As gender stereotypes represent a premise to the violence against women and girls, we profoundly believe in school as one of the most relevant place to prevent this worldwide spread phenomenon, allowing the next generations of women and men to grow up with none of the toxic and ancient perspectives which unfortunately didn’t stop yet to endure.
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