LA PARITÁ DI GENERE NELL'AZIONE ESTERNA DELL'UE: IL GENDER ACTION PLAN III
Con l’adozione, il 25 Novembre 2020, del Gender Action Plan III l’Unione Europea ha rinnovato il suo impegno nella costruzione di un mondo in cui sia garantita la parità di genere. Arrivato alla sua terza formulazione, il documento è stato adottato in un momento particolarmente delicato, segnato dalle sfide correlate alla pandemia da Covid 19.
Le conseguenze sanitarie e socioeconomiche provocate dalla diffusione del virus stanno, infatti, colpendo in modo sproporzionato donne e ragazze. Risulta quindi decisivo incrementare gli sforzi volti a garantire l’uguaglianza di genere nell’azione esterna dell’Unione Europea.
È ormai indiscutibilmente accertata la vasta gamma di effetti positivi che l’implementazione della parità di genere può apportare al benessere della società e, più in generale, al raggiungimento degli obiettivi dell’Agenda 2030.
La parità di genere, infatti, oltre ad essere un obiettivo in sé, è uno dei fattori chiave la cui implementazione permette di compiere progressi in diversi ambiti di interesse internazionale come, ad esempio, nel garantire i diritti umani, nella costruzione di società democratiche e inclusive, nel campo della salute e in quello dell’istruzione.
L’Unione Europea considera la parità di genere un suo valore cardine e si è dimostrata all’avanguardia nell’adozione di misure volte a compiere progressi in tal senso.
Nonostante ciò, nessun Paese al mondo l’ha ancora raggiunta pienamente e la strada da compiere si prospetta ancora lunga e in salita.
Col nuovo piano, l’Unione Europea ha l’obiettivo di accelerare il progresso nell’ambito dell’empowerment femminile e di salvaguardare i risultati ottenuti nell’uguaglianza di genere nei 25 anni trascorsi dall’adozione della Dichiarazione di Pechino.
Si tratta di un progetto molto ambizioso che ruota intorno a cinque pilastri fondamentali di azione. Si spazia dall’obiettivo di rendere la promozione dell’uguaglianza di genere una priorità di tutte le politiche e azioni esterne dell’Unione a quello di rafforzare, in tale ambito, la cooperazione con i diversi partner a livello multilaterale, regionale e nazionale. Ci si concentra sulla volontà di accelerare i progressi nelle fondamentali aree tematiche di intervento (contrasto alla violenza contro le donne; promozione dell’empowerment economico, sociale e politico delle donne; accesso universale alla assistenza sanitaria, ecc..) e sull’impegno dell’Unione Europea a dare, essa stessa, il buon esempio.
Il quinto pilastro, infine, prevede un nuovo approccio di monitoraggio e valutazione dei risultati, al fine di verificare i progressi raggiunti su base annuale.
Le diseguaglianze di genere post pandemia si prospettano profonde e rischiano di minare i risultati raggiunti, negli anni passati, con fatica e lenti progressi.
L’Unione Europa sembra prepararsi ad affrontare il nuovo scenario prospettato.
Sarà in grado di tradurre efficacemente i buoni propositi in azioni concrete?
Costanza Stefania Pesci è laureata in giurisprudenza ed ha intrapreso una formazione post-laurea sulla cooperazione allo sviluppo, per la quale ha realizzato una tesi sulla Parità di genere nella politica di cooperazione allo sviluppo dell'Unione Europea. Per Amnesty International si è occupata anche di programmi educativi sui diritti umani nelle scuole elementari e medie e nutre un forte interesse per le tematiche legate alla parità di genere.
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